Forza Alessandro anche per noi

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Alessandro

Succede che, nel particolare momento che tutti stiamo vivendo, la mia personale visione delle cose sia costretta, con la forza e suo malgrado, ad assumere una collocazione che non può essere che politica perché, in questi disgraziatissimi tempi, rispettare ed amare quella variegata cosa nota come “mondo arabo” è, di per sé, una condizione antagonistica. Che tu la abbia cercata o no.
Ma questo non deriva da una mia particolare passione politica: dipende, semplicemente, dalla follia dei tempi che viviamo.
Io immagino che in Italia, nel momento che precedette e poi giunse alle leggi razziali, dovette succedere qualcosa di simile: me le vedo, persone mitissime, magari anche frivole, individualiste, che avevano pensato per tutta la vita agli affari loro e che, improvvisamente, si ritrovarono a dover fare – e molto seriamente – i conti con la propria coscienza.
E magari ci arrivarono in modo del tutto casuale, a ‘sta coscienza: perché avevano avuto la fidanzata ebrea, chissà, o l’amichetto, il vicino. Il professore licenziato. O perché erano essi stessi ebrei, magari. E, dopo aver dedicato la vita a farsi gli affaracci propri, si ritrovarono a scoprire di non essere privati cittadini ma “caso politico”, appunto.
Ci sono quindi, pare, dei momenti storici in cui la tua collocazione politica ti viene data dal semplice fatto che ti è successo, del tutto casualmente, di sentire sulla tua pelle o di capire il dolore delle vittime di una persecuzione e di farlo tuo.
Perché ti è andata così, e basta.

Mi piace iniziare con le parole di Lia, il cui blog raramente avete trovato citato in questo spazio per la semplice ragione che non ne condivido la sostanza dei contenuti e perché poche volte lei si è occupata di Balcani. Ecco io, però, rispetto immensamente l’avventura intellettuale di questa persona tanto che le sue parole di un vecchio post mi sono rimaste stampate nella memoria ed adesso, che mi accingo a scrivere della mia condizione, me le tengo strette perché mi spiegano, mi servono per rendere conto a me stesso della mia esperienza. Me ne ricordo ogni qual volta qualcuno mi chiede di Milosevic, ogni qual volta dico che Sarajevo è bella e che ci sono andato in vacanza, ogni qual volta che scrivo su burekeaters per raccontare che la vita quotidiana dall’altra parte può essere proprio simile, tanto normale e banale quanto la nostra.
Fino all’altro ieri, quando hanno trasmesso il servizio al tg3 con la storia di Alessandro e Tamara io non ci avevo pensato che i Pacs mi riguardassero da vicino, avevo sempre pensato che fossero cosa buona e giusta, soprattutto come avanzamento per il riconoscimento delle coppie omosessuali ma non avevo riflettuto sul fatto che essi stessi sarebbero uno strumento giuridico forte per risolvere i problemi che io e Biljana quotidianamente affrontiamo e che tanto ci hanno angosciato pensando al nostro futuro come coppia.

Noi ci vogliamo sposare ma si sa i matrimoni sono una cosa complicata, tutta la ritualità, l’impegno necessiterebbero di una solidità del rapporto che noi avvertiamo ma che di sicuro sarebbe opportuno mettere alla prova durante una più lunga convivenza di quella resa possibile dallo scadere inesorabile del novantesimo giorno del permesso turistico.

Ecco i Pacs, potrebbero fare al caso nostro, potrebbero sbloccare oltre alla situazione di Alessandro che attende il divorzio per poter convolare con la sua dolce metà serba, anche quella di migliaia di coppie “di confine” che gioco-forza vengono mantenute in una sofferenza che è tutta politica e che, tutto sommato, sarebbe facilemente risolvibile con poco sforzo e molta soddisfazione di ognuno.

Io sono uno di quelli che nei Balcani c’è capitato proprio per caso, per caso ho conosciuto a Tessaloniki Biljana, per caso ci siamo innamorati e per caso ci siamo ritrovati in questa condizione politica di esiliati ognuno nella propria nazione. È andata così e basta.

Speriamo proprio che i Pacs possano diventare una realtà della nostra legislazione, questo è il motivo (oltre che per l’abolizione della Bossi-Fini s’intende!) per cui molti di noi hanno votato il centro-sinistra alle scorse elezioni.