La Macedonia in Europa!

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Una foto della festa di Sabato sera a Skopje

Allora, sabato mattina finalmente la Macedonia ha ottenuto lo status di candidata ad entrare nell’Unione Europea. Sarebbe pure una notizia importante (ma in Italia nessuno ne ha parlato), dato che questo riconoscimento arriva dopo anni di lacrime e sangue da parte della giovane repubblica, di riforme fatte a tappe forzate, di forzature fatte in nome di un’integrazione indispensabile per un paese piccolissimo circondato dalle montagne e da paesi che giorno per giorno ne mettono in dubbio l’identità (ed alcuni persino l’esistenza).

Io e Biljana abbiamo enormi problemi per riuscire a ricevere il visto perché lei possa venire a trascorrere le vacanze in Italia: per meno di un mese di vacanze, ci sono circa 1200 euro di fidejussione obbligatoria a copertura di eventuali difficoltà. Se invio una cartolina in posta prioritaria in Macedonia, arriva dopo 20 giorni. Se voglio mandarle un regalino comprandolo da un qualsiasi portale di e-commerce, non viene recapitato in Macedonia, nemmeno a pagare.

Capite bene che “uscire” dall’isolamento, viaggiare, visitare i propri cari spesso emigrati sia una cosa indispensabile e allo stesso tempo quasi impossibile in certe zone dei balcani. Poi ci sono situazioni assurde che effettivamente danno la misura delle scelte che chi vuole alzare la testa deve affrontare. Per esempio, fino a qualche tempo fa (non so se sia ancora possibile) c’era un modo per ottenere un passaporto dell’Unione Europea, per ottenere la libertà, ovvero quello di dichiararsi bulgaro. Non ci crederete ma è così. Bastava che un cittadino macedone dichiarasse pubblicamente la propria “bulgarità” per ottenere un passaporto nuovo di zecca e la libertà di movimento con esso. Ovviamente, io e Biljana, esasperati dalle lungaggini e dalle difficoltà burocratiche, ci abbiamo pensato tante volte di approfittare di questa scorciatoia, sempre rimandando “il tradimento”, sempre resistendo con dignità.

Ecco, allora che si capisce che entrare nell’UE, per una nazione il cui reddito medio è di 200 euro mensili, essere integrati, abbattere il divide fisico e digitale che ci separa sia una cosa non rimandabile e la battaglia politica dei nostri tempi (almeno per tutti gli “antifallaciani”).

Anche mentre l’Unione Europea ci crolla addosso ogni giorno di più, a Skopje si scende in piazza per festeggiare. Mentre la Francia mette il veto a qualsiasi allargamento, a Skopje si spera e ci si rallegra anche di un’appuntamento “senza orario” senza deadline come è stato quello ricevuto lo scorso sabato.

A Skopje in questi giorni nevica, alla festazza ci è andata poca gente e per giunta confusa, come scrive Chris Deliso su Balkanalysis. Ma c’è una maggioranza di persone, di persone normali, che ci sta chiedendo qualcosa, ci sta chiedendo di entrare.

Non dimentichiamo che l’Unione Europea è l’ultima struttura sovranazionale ed antinazionalista che ci rimane. Riprendiamocela.