Solitudine e ingiustizia

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Dal mio sito (lettera aperta di maggio)

La solitudine e l’ingiustizia sono questi i due fondamentali ingredienti che regolano le relazioni sentimentali che migliaia di italiani intrecciano ogni anno con cittadini extracomunitari.

I nostri incontri sono regolati dalla discrezionalità delle Ambasciate Italiane all’estero che raramente ci favoriscono. Ci si può amare ma non si può vivere assieme a meno che non ci si sposi. Altre leggi, quelle relative al divorzio fanno anche la loro parte. Per essere liberi da un matrimonio fallito in Italia servono molti anni, sicuramente troppi.

In questo modo possono passare anni d’inferno con un amore forte e onesto ma ostacolato da ingiustizie ed umiliazioni. A tale scempio non è possibile contrapporre nulla perché in fin dei conti si è NESSUNO. Fin quando la legge non ci riconoscerà, noi saremo NESSUNO, senza alcun diritto senza alcuna rivendicazione. Noi non siamo previsti! Siamo sempre italiani ma siamo discriminati, siamo diversi perché la nostra compagna o il nostro compagno è extracomunitario. Grazie alla nostra relazione sentimentale dobbiamo pagare un controllo dell’immigrazione clandestina che non funziona ed è sotto gli occhi di tutti. Ci accusano, ci suggeriscono di interrompere la relazione sentimentale, offendono le nostre compagne e i nostri compagni, ci guardano come se avessimo perso il lume della ragione. Lo fanno privi di ogni civile educazione.

Ma in fin dei conti noi siamo e ci sentiamo esseri umani che hanno la sola colpa di essersi innamorati di qualcuno che non è riconosciuto, di qualcuno di cui in teoria bisogna aver paura e che si trova al di fuori dei nostri confini territoriali. Quei confini che vanno difesi in quanto protettori della “normalità”. Tutto ciò è disumano. Le relazioni sentimentali sincere e oneste non sono regolate da confini o frontiere, devono essere libere e dare a coloro che ne sono coivolti quegli elementi che oggi è difficile trovare ovunque: la felicità e la serenità. Non essere riconosciuti rende nervoso il rapporto di coppia, ci si sente clandestini in ogni momento. Solo in pochi riescono a sopravvivere.

Quei pochi momenti che si vivono assieme sono regolati da una sorta di stress la cui sorgente è chiara e triste: noi siamo NESSUNO. Si vive con il calendario alla mano, con la speranza di potersi incontrare a breve di nuovo. Si cercano e si trovano espedienti per stare assieme per poter condividere alcuni momenti di felicità. Durante questi brevi periodi si finge una vita normale fatta di spesa al supermercato, di gestione della casa, di serate passate assieme davanti ad un film in televisione.

Tutto questo con la consapevolezza che tra qualche giorno tutto finirà con un altro “arrivederci” in aeroporto. Da quel momento inizierà un altro lungo periodo dove gli unici incontri avverranno al telefono o su internet. Le umiliazioni e le ingiustizie possono abbattere l’essere umano e renderlo remissivo ma in alcuni casi possono anche irrobustirlo e dargli la forza di reagire.

Ogni gioco ha le sue regole. Queste regole possono essere cambiate solo con la volontà e la voglia di combattere. Contiamoci, vediamo quanti NESSUNO siamo, misuriamo la nostra forza e il nostro coraggio. Diamo un forte segnale che dimostri a tutti che esistiamo.

Battiamo il pugno per terra e facciamo in modo che la nostra onda d’urto si propaghi ovunque, passando i confini e superando le frontiere. Chi è stanco si faccia da parte e lasci il posto a chi è nuovo. Chi è stanco supporti i nuovi dalle retrovie fornendogli saggezza ed esperienza. La meta è lontana, troppo lontana ma non possiamo permetterci il lusso di non giocare la partita. In questa partita è in ballo la democrazia di un paese e la lotta alle discriminazioni. In questa partita è in ballo il rispetto per l’essere umano e per i suoi sentimenti. Combatto perché amo Tamara e perché qualcuno in passato mi ha detto che in Italia sono un essere libero.

Alessandro per Tamara