Un post che è un po’ una missione – UPDATED

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Tutto ebbe inizio da un’esortazione:
«Giovine, prendi questo link e svelane l’enigma per il bene del proletariato. Il modo in cui lo svelerai, indicherà la via».

Il maestro parlava poco ed, ultimamente, da quando il verde era passato di moda, ancora di meno, impegnato com’era a scrostare la vernice dalla sua insolita pipa.

Accettai l’incarico, rimuginando fra me e me sull’opportunità di usare tanta solennità per un circostanza del genere: sono solo canzonette, mi ammoniva il mio ipod come se anche lui possedesse la verità.

Ad ogni modo, mi misi subito al lavoro. L’abbondanza di ciaie e ciuie ed il brusio tutto della lingua non lasciavano dubbi, bisognava puntare ad Est, per risolvere l’enigma.
«Niente di più facile» pensai, mia moglie avrebbe potuto aiutarmi, lei che conosceva per averlo visto con i suoi occhi il colore zaffiro del mare nello Stretto del Bosforo e che nella sua tempra portava il segno dell’antica gloria di Alessandro.

La sua dichiarazione di impotenza arrivò come un fulmine a ciel sereno, un fulmine che lasciò il suo segno proprio sull’insolente schermo dell’ipod, che da quel momento si ammutolì per sempre, rivelando nel silenzio che era calato su tutta la città, l’abisso verso il quale sarei stato costretto a dirigermi senza che nessuno potesse intercedere per me.

Dimenticavo, voi chiamatemi Cicciuzzo, se proprio dovete.

Mentre me ne stavo fermo davanti a un deposito di bare, mi venne l’idea di interrogare Cassandra: magari lei che tutto vede, avrebbe potuto darmi qualche indicazione. Anche Cassandra, forse per risparmiarmi infausti presagi, preferì tacere, lasciandomi nel mio letamaio con i soliti tre-amici-tre pronti a ricordarmi che era tutta colpa mia e che “me lo meritavo”, lasciandomi senza un appiglio ad aspettare il mio giudice, colui che avrebbe potuto rendere giustizia alla mia inutile sofferenza.

Passarono dei giorni, forse degli anni, trascorsi nel rimorso di avere fallito la mia missione e nella disperazione di veder invecchiare il maestro: forse in preda ai fumi dei suoi solventi, non smetteva mai di scrostare, in un silenzio rotto soltanto da i suoi ormai sempre più rari «Maledizione.» con il punto dentro le virgolette.

A questo punto della storia, la sorte manda un camion rosso proprio sotto casa mia.
L’autista era un tipo strano, uno di quelli che per farsi capire parlano coi sottotitoli. Si capiva che aveva affrontato un lungo viaggio, oltrepassato frontiere, per giungere fin qui, forse scappava dalla guerra o forse voleva solo vedere Bagni di Lucca. Ecco, mentre si parlava del più e del meno, proprio quello strambo autista mi fece capire, sottotitolando, che lui possedeva la chiave e che per ciò avrebbe potuto aiutarmi. L’unica cosa da fare per lui era mettersi in viaggio subito, alla volta di Teramo.

Teramo, Bagni di Lucca, il Bosforo, il camion: il puzzle era diventato un vero e proprio rompicapo.

Finché un piccione viaggiatore picchiò alla mia finestra con un segno inviato da un anziano viaggiatore di Teramo: era possibile trovare la chiave ma bisognava ricostruire una lingua perduta che vive solo per frammenti. Avremmo potuto pertanto provarci, cambiando strategia: bisognava smetterla di interrogare sapienti e far appello alla gente, quella semplice, affidando loro un pezzo della scrittura, un pezzo di traduzione. Tito sarebbe stato perfetto per un’impresa del genere ma anche Tiho sarebbe per noi andato bene.

Ci affidammo a Tiho che, anche lui, iniziò un lungo viaggio, per spiegare alla sua gente l’unità e la fratellanza fra le nazioni. Era bravo a convincere il nostro Tiho e si, sapeva anche mentire all’occorrenza, era il migliore di tutti. I risultati del suo lavoro non tardarono a venire e, grazie all’aiuto delle bellissime Nataša (per la parte macedone), Slavenka e Kamenka (per la parte slovena), il testo poté risuonare di nuovo, dopo tanti secoli del suo insegnamento.

Il manoscritto
A completarne il senso, intervenne anche Zorana dalla lontana Beograda, una donna con un indirizzo in ogni nazione, forse, l’incarnazione dell’infinito peregrinare, del vagare senza luogo di chi, pur senza speranza, cerca il suo senso, oltre il frammento.

[Come avrete potuto capire dall’inizio di Sve je isto samo njega nema, la canzone di Tijana Dap?evi?, si parla di Jugoslavia, di lingue e di accenti che ormai nessuno, fuori dalla sua piccola patria, capisce più.
Noi nel nostro piccolo ve ne copincolliamo la chiave, a lungo cercata, sperando che il modo in cui l’abbiamo trovata, come il maestro ci assicurò tanti anni fa ormai, possa servire a qualcosa].

Serbo-Croato (e figli) Italiano
E, sjecam se kad smo svi bili Valter Ricordavo quando eravamo tutti Valter [1]
i mjesali malter za Brcko – Banovic prugu, e abbiamo fatto il cemento per la linea ferroviaria Brcko-Banovici
a, sad kad i jaran moze nosit brushalter, ma ora, che anche un uomo può portare il reggiseno…[2]
vidim da nam ova demokratija bas i ne ide od ruke, vedo che questa democrazia non è proprio ben riuscita
a, jesmo ba ispali papci svi od reda. qualcuno ha fatto di noi dei cretini dalla A alla Z.
Cujem u Beogradu, se gleda Vila Marija Sento che a Belgrado si guarda Vila Marija [3]
jedino ne kuzim zakaj svi je zovu jastreb medju lujkama, solo non capisco perché tutti chiamano il falco tra le pazze [4]
A nasu lipu svaki dan za Evropu udaju, la nostra bella [5] tutti i giorni vogliono che si sposi con l’Europa
a na svakoj zurci, ka’ da smo Turci, ajme, narodnjaci furaju. ma in qualsiasi festa è come se fossimo turchi, (perchè) troppo spesso si ascolta musica popolare (tradizionale)
Refrain: Refrain:
Sve je isto samo njega nema Tutto è uguale ma lui non c’è
opet Dugme okupio Brega, di nuovo Brega ha richiamato i (Bijelo) Dugme [6]
leto vrelo, zima puna snega, un estate calda, un inverno pieno di neve,
sve je isto samo njega nema. tutto è uguale ma lui non c’è
A sto zna ja, Secondo me,
A da znam, podijelio bi ovu moju drzavu na 6 republika, se riuscissi a dividere questo mio stato in sei repubbliche,
Ali tako da Podgorica bude glavni grad, ma con Podgorica come capitale
I da svaki dan bude neradni, osim petka e tutti i giorni senza lavorare tranne il venerdì
Kad bi radili na pripremi odmora za vikend quando si preparano per il riposo del weekend [7]
Site sigo sakav te, kraoci te placev me, tutti ti abbiamo voluto bene, abbiamo avuto cura di te come ai nostri occhi [8]
Ma sikoj cico sliki,ustev po kafani, nije stigo cuva me. in tutte le fotografie, anche nelle taverne [kafane], ci stiamo attenti.
Site se odkazaa,a Skopje se sekjavase tutti ti neghiamo, ma a Skopje ancora ti ricordano
Sega site drugi bi sakale da dojde,eeeeeeej, tutti gli altri vogliono ancora che torni, eeeeeeei,
Vise nema ke priceka me. non ci sei più ma qualcuno ancora ti aspetta.
Refrain: Refrain:
Sve je isto samo njega nema Tutto è uguale ma lui non c’è
opet Dugme okupio Brega, di nuovo Brega ha richiamato i (Bijelo) Dugme [6]
leto vrelo, zima puna snega, un estate calda, un inverno pieno di neve,
sve je isto samo njega nema. tutto è uguale ma lui non c’è
Nam je bilo v redu ta kratin staj, nam je vidno u redu. per noi è andato bene questo piccolo intervallo [9], per noi è tutto visibilmente, evidentemente ok
Za novo leto, pridemo v Beograd, gremo na espreh od sise cveca, il prossimo anno [10], andiamo a Belgrado, faremo una passeggiata nella casa dei fiori [11],
Popijemo kavicu v Merkatorju,semno kako da smo pri nas doma. prenderemo un caffè a Merkator [12], con calma come a casa nostra.
Eeeeeeeej, tovaris stari, bio si fraer in pou. eeeeei, vecchio compagno, sei stato più che importante.
A mogli smo do Tokija, nos k’o u Pinokija Possiamo andare da Tokio, naso di pinocchio,
Lagali nas tako svi do mile volje,al’ on lagao je najbolje. ci hanno mentito a non finire ma lui [13] ha detto le migliori bugie.
Pesme smo mu pevali,iz Afrike ga cekali, Abbiamo cantato canzoni per lui l’abbiamo aspettato dall’Africa
Imali smo more, I sta bi da nam nije,eeeej,bar Ade Ciganlje. avevamo il mare e che faremmo se non avessimo almeno Ada Ciganlija [14]
Refrain x 3 Refrain x3
Sve je isto samo njega nema Tutto è uguale ma lui non c’è
opet Dugme okupio Brega, di nuovo Brega ha richiamato i (Bijelo) Dugme [6]
leto vrelo, zima puna snega, un’estate calda, un inverno pieno di neve,
sve je isto samo njega nema. tutto è uguale ma lui non c’è
Note
1 Il riferimento è al film “Valter brani Sarajevo” (Valter difende Sarajevo).
2 si allude al fatto che con la nuova democrazia gli omossessuali non devono più nascondersi; d’altronde, nei nuovi gerghi giovanili, specie beogradesi, essere la moda “biti u trendu” significa essere omosessuali, qualcosa di “moderno”…
3 Vila Marija è una sitcom croata che adesso viene trasmessa in più stati della ex Yugoslavia.
4 Anche qui non abbiamo capito.
5 “Ljepa nasa domovina” è il nome dell’inno croato
6 Brega è Goran Bregovic, che di recente ha ricominciato a suonare con il suo storico gruppo, i Bijelo Dugme. La band quest’estate è stata protagonista di una trionfale tourné che ha toccato le principali città della ex Yugoslavia, comprese Belgrado e Sarajevo.
7 Quì si allude alla famosa voglia di lavorare dei montenegrini.
8 Modo di dire macedone
9 Questo è il “pezzo” sloveno e probabilmente, qui parla della loro guerra che è durata “solo” dieci giorni.
10 Letteralmente “la prossima estate”, modo di dire per indicare, per l’appunto, il prossimo anno.
11 Merkator è una catena di supermercati.
12 La “casa dei fiori” è dove ‘riposa’ Tito.
13 Tito, of course.
14 Qui si allude all’abitudine dei serbi di andare al mare sull’Adriatico e ed al fatto che adesso invece affollano l’isoletta sulla Sava chiamata Ada Ciganlja.