Say it right or at least say it!

posted by

Qualche tempo fa vi avevamo raccontato che persino Kofi Annan strafalciò. Ecco da Kofi Annan a scendere a scendere quando si tratta di “chiamare” gli stati della ex Jugoslavia si fa sempre un gran pasticcio.

I post di Carniola sulla eterna confusione fra Slovenia e Slovacchia sono ormai diventati dei classici, dei classici sempreverdi però, dato che di errori del genere (che, puntualmente, Carniola segnala, l’ultimo è questo) ne vengono ancora commessi giorno per giorno.

La recente secessione del Montenegro e la fine della federazione jugoslava inoltre hanno posto il problema di quale suffisso internet scegliere per la Serbia dopo che tutti quelli più intuitivi (se, sr ecc) erano già stati presi (a proposito qualcuno sa quale sia il suffisso del Monentenegro?).

Poi ci sono casi bizzarri, tipo quello del mio servizio per le statistiche che tutti i contatti provenienti dalla Serbia (e anche dal Montenegro, ché per il mio software fa lo stesso) li segna come Czechoslovakia (former), contento lui…

La schermata del mio software per le statistiche

Per la Macedonia poi, le cose si coplicano ancora: da una parte, c’è un pezzo di mondo che continua a chiamarla Fyrom, cosa per ovvie ragioni non gradita dai macedoni, altre volte non viene chiamata affatto.
Per esempio, se aprite il portale di icq (ma di moltissimi altri servizi on line) e volete cercare utenti macedoni, vi trovate di fronte alla schermata qui sotto, salvo poi cercare per città, e ritrovare gli utenti perduti.

La schermata del portale di icq

Insomma, dico io, è ammissibile che l’utente medio faccia un po’ di confusione a ricordare i nomi degli stati ma chi si occupa di comunicazione, di politica o fa il giornalista, per dinci, dovrebbe avere un po’ più di rispetto per i cittadini che vivono in questi stati.

Queste inesattezze e queste omissioni, oltre che complicare la loro vita e rallentare le interazioni per esempio su Internet (provate a fare un acquisto on line con un form che non riporta il vostro stato!), rappresentano una mortificazione, che nella pratica quotidiana ed in maniera subdola e velata mette in duscussione l’identità delle persone.